La chaise longue Djinn è considerata tra i primi design di mobili in acciaio tubolare con imbottitura di schiuma di poliuretano: questa innovativa struttura le conferiva la sua caratteristica morbidamente curvata.
La Djinn, proposta anche nella versione a due posti, era rivestita da una fodera di jersey di lana rimovibile, disponibile in una grande varietà di colori. Grazie al design, che la rendeva leggera ma robusta al tempo stesso, era facilmente trasportabile anche sotto braccio.
La Djinn era pertanto in perfetta sintonia con lo stile di vita del periodo che prediligeva il design di oggetti di facile uso, concepiti per uno stile di vita dinamico ed esigente dal punto di vista estetico.
La chaise longue era stata progettata dal poliedrico designer francese, Olivier Mourgue, noto anche per i suoi dipinti e per i suoi jardins imaginaires.
Per la Djinn, Mourgue si era ispirato alla mitologia musulmana e aveva tratto il nome dagli esseri misteriosi e potenti protagonisti di storie come Aladino e il genio della lampada.
La sua forma organica e l’importanza del colore nell’impatto visivo attrassero l’attenzione del regista Stanley Kubrick, che notoriamente le utilizzò nel suo capolavoro 2001: Odissea nello Spazio del 1968, dove esse risaltano, nella scena che si svolge in una capsula spaziale girevole, su uno sfondo quasi completamento bianco.
La chaise longue Djinn, incarnando con la sua combinazione di funzionalità e aspetto futuristico un diffuso desiderio di libertà, versatilità o anticonformismo, diventò quindi un vero simbolo dello stile degli anni Sessanta.
Inclusa nella collezione di design del MoMA di New York e in quella del Centre Georges Pompidou a Parigi, grazie alla sua forma insolita e ispiratrice la Djinn merita pienamente il suo status di classico del design.
Prodotto da Airbourne International dal 1965 al 1986, la sedia non è più in produzione.