Una sedia di Prouvé andrebbe sempre ammirata da tutti i possibili punti di vista.
Prouvé traeva un grande piacere dal progettare i suoi mobili e studiarne i dettagli, e i suoi design non nascevano tanto dal tentativo di ottenete un determinato look, quanto dalle qualità e dalle proprietà dei materiali con i quali erano realizzati.
Compensato e acciaio, i materiali di cui è fatta la sedia Antony appaiono quasi in contrasto tra loro per temperamento e aspetto.
A ciascuno di essi spetta assolvere un compito diverso: al primo dare forma a un sedile leggero, comodo e con un giusto livello di elasticità, e all’altro fornire un sostegno il più possibile solido alla seduta.
Dal modo ingegnoso e semplice con cui Prouvé lavorava e combinava i materiali nasce uno stile squisitamente personale, di singolare bellezza.
In contrasto con le levigate finiture cromate tanto in voga all’epoca, l’acciaio della sedia Antony è verniciato di nero e porta ben visibili i segni delle saldature e della lavorazione del metallo.
In corrispondenza dell’incontro tra seduta e schienale, i piatti sostegni laterali in acciaio su cui poggia il foglio di compensato si allargano per far posto al solido supporto trasversale, per poi tornare a stringersi, fino a chiudersi nelle estremità appuntite fissate alla seduta.
Questo conferisce loro una qualità scultorea che ricorda le forme sospese dei mobiles di Alexander Calder, di cui Prouvé era amico e ammiratore.
Realizzata nel 1954 per la Città Universitaria di Antony, vicino Parigi, la sedia Antony fu uno degli ultimi mobili disegnati da Prouvé.
Nel 1953 infatti l’Aluminium Français acquisì la quota di maggioranza degli Ateliers Jean Prouvé, il suo stabilimento in rapida espansione.
Insoddisfatto del nuovo sistema organizzativo, Prouvé smise di interessarsi all’attività e
abbandonò il design di mobili, che considerava inconcepibile in assenza della possibilità di progettare e sperimentare direttamente in laboratorio. «Un mobile», disse, «non si può costruire al tavolo da disegno».
A catalogo Vitra.