La poltrona UP5 di Gaetano Pesce

Nel 1969 Gaetano Pesce (classe 1939, architetto, scultore e designer italiano) disegna una serie di sedute per l’azienda italiana d’arredamento C&B (Cassina & Busnelli).

Dopo la riorganizzazione societaria, che ha portato l’azienda a essere ridenominata in B&B, la serie UP viene rimessa in produzione dall’anno 2000.

Inizialmente, infatti, la serie, fu prodotta dal 1969 e rimase in commercio circa fino al 1973; nonostante questo breve tempo le sedute riscossero un enorme successo. Le sedute progettate della serie si chiamano UP1, UP2, UP3…e così via fino ad arrivare ad UP7.

Con questa serie, Gaetano Pesce va a scavare nel profondo dell’uomo, rievocando esigenze primitive e inconsce. Nei bozzetti artistici che precedono i concept che poi porteranno alla fase definitiva della serie UP, Gaetano Pesce raffigura elementi biologici in un contesto sì di fantasia ma non innaturale.

Ad esempio, UP1, (è una poltrona bassa), ricorda un globulo rosso ed è uno dei modelli più venduti della serie nonché il secondo più famoso dopo la UP5; UP3 ricorda un glande, sopraelevata da terra da un fusto leggermente più sottile, è caratterizzata da due elementi decorativi frontali che ricordano proprio l’estremità distale del pene.

UP5, il capolavoro assoluto è un omaggio alla donna. UP7 è un piede, quindi una forma già presente in natura.

Come ricordato tra tutte, quella più famosa e nota è la UP5 e lo è assieme alla UP6 che è il suo poggiapiedi pertanto UP6 è la “sorella” di UP5 e generalmente si vendono assieme considerato che UP6 è collegata ad UP5 da un filo.

La UP5 divenne un vero e proprio simbolo, venne usata non solo come semplice seduta, ma anche come elemento scenografico soprattutto in fotografia o come elemento di decorazione.

E’ divenuta uno dei prodotti più famosi al mondo, nonché maggiore testimonianza del made in italy e dell’arredamento senza tempo.

La serie (prevalentemente col modello UP5) fa parte della collezione permanente di molti musei, come quella del Triennale Design Museum di Milano, del MoMA di New York (in questo caso col modello UP1) ecc ecc, ed è stata esposta in mostre e musei, dedicati al design, all’arredamento e all’arte contemporanea di tutto il mondo.

Pesce vede il design come un mezzo di un’artista per esprimere il proprio pensiero, le proprie emozioni, contrapponendosi completamente al pensiero razionalista dove la forma doveva essere direttamente derivata dalla funzione.

E’ per questo che lui e tanti altri prende le distanze negli anni sessanta da quella cultura progettuale nata nelle facoltà di architettura italiane strettamente legate al movimento moderno e al design razionale.

Per questa scelta lui e tutti gli altri, vengono definiti “radicali” e i loro progetti di design radicale, un design che non si fermava a espressioni unicamente teoriche e concettuali, ma anzi faceva della sperimentazione pratica una delle sue armi più forti; un design legato all’utilità.

La serie di sedute UP non è solo uno dei risultati di Gaetano Pesce nel suo tentativo di conciliare l’arte con l’utilità ma è anche la concretizzazione di un lungo percorso di collaborazione fra il progettista genovese e l’azienda C&B sull’utilizzo di nuove tecnologie e materiali, in particolare sull’utilizzo del poliuretano, uno dei materiali in cui l’azienda italiana puntava di più in quegli anni.

Ritornando ad UP5, è conosciuta anche col termine “Donna”, la UP5 richiama proprio il grembo materno, simbolo di nascita e protezione: le sue forme avvolgenti infatti riproducono tali sensazioni.

La poltrona è caratterizzata da forme sinuose e abbondanti, simboli di fertilità; due grandi seni caratterizzano la parte superiore dello schienale, mentre la parte inferiore richiama le cosce, così che quando ci si siede ci si sente avvolti e protetti dalla madre come quando si era bambini.

La poltrona non è solo un elogio alla donna ma è anche una critica alla vita dura che per natura le donne devono affrontare soprattutto in certe parti del mondo.

Alla UP5 infatti si può anche abbinare un poggiapiedi, la UP6, una grande sfera che ricorda una pesante palla, legata alla donna con una corda che richiama la fatica e il peso della vita.

Tuttavia questa metafora non appariva nei bozzetti artistici di Gaetano Pesce, che vedevano la UP6 come figlia della UP5, legata ad essa tramite un cordone ombelicale.

Una chicca:

Fino al 1973, le sedute della serie 7, venivano confezionati sottovuoto, in questo modo occupava nell’imballaggio il 90% in meno dell’ingombro.

L’imballaggio consisteva in una scatola piatta di cartone con un rivestimento interno in PVC che manteneva sottovuoto la seduta.

Una volta scartata dall’imballaggio la seduta acquistava lentamente la sua forma definitiva grazie all’aria che penetrava all’interno delle celle del poliuretano e ne aumentava il volume.

Per i modelli più grandi, come la UP5, il processo durava circa un’ora.

Una volta raggiunta la forma definitiva la seduta non poteva più raggiungere la forma compatta, ma anzi acquistava una definitiva rigidità.

La nuova versione della Serie UP (UP 2000) non viene più venduta sottovuoto, ma già nella sua forma definitiva.

Una curiosità, la UP5 e UP6 viene prodotta anche in versione junior per i più piccoli.

Parte della Serie UP
UP1
UP3
L’iconica UP5 e UP6
Come veniva venduta una volta…
UP7

 

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