La poltrona Sacco di Franco Teodoro, Cesare Paolini e Piero Gatti

Alzi la mano chi non ha mai visto la scena in calce all’articolo, o chi non ha mai sentito nominare o visto la poltrona Sacco di Zanotta….impossibile mi viene da dire.

La gag del tentativo da parte del ragionier Giandomenico Fracchia di sedersi sul sacco davanti al capufficio è un’immagine senza tempo che è entrata nel costume.

Paolo Villaggio il ragioniere, Gianni Agus il dirigente, e la poltrona «Sacco» Zanotta che costringe Fracchia a contorsioni e acrobazie (ndr: avete notato la Monstera Deliciosa?).

Ad inventare la poltrona Sacco furono, nel 1968, tre giovani designer, Franco Teodoro, Cesare Paolini e Piero Gatti.

Nel 1968, il mondo intero è in fermento: è rivoluzione, tutti cavalcano l’onda di una cultura spumeggiante e anticonvenzionale; Poltrona Sacco è figlia di quegli anni, figlia della lotta contro la tradizione.

I tre giovani designer torinesi bussano alla porta di Aurelio Zanotta (già protagonista del design anticonformista) e gli presentano a tutti gli effetti un sacco in plastica pieno di palline di polistirolo semi-espanso, plasmabile su qualsiasi posizione di relax, leggero e trasportabile.

Aurelio Zanotta capisce subito le potenzialità di quello che vede, in anni rivoluzionari la poltrona Sacco è se stessa una rivoluzione: non ha struttura (è “destrutturata”, la prima seduta al mondo senza una struttura), è un azzardo, ha tutte le carte in regola per stravolgere il concetto di seduta e di fare reset con il design del passato.

E ci riesce: stravolse tutti gli schemi dello stile d’arredamento diventando simbolo del relax informale, un manifesto al nuovo comfort, ribaltando regole e consuetudini.

Non era facile reinventare la poltrona, un oggetto d’arredo che già allora aveva una storia secolare, che aveva già subito decine di evoluzioni, che non mancava nelle case da centinaia di anni.

Eppure, la capacità dei tre designer, di guardare le cose sotto punti di vista inediti e impensabili, fece il miracolo: nacque così un capolavoro di creatività, una poltrona che però, a tutti gli effetti, per la prima volta non aveva nè la forma nè l’aspetto della poltrona.

Poltrona Sacco è un oggetto esteticamente versatile, moderno e senza tempo, l’unica seduta che si plasma sulle esigenze di chi la usa trasformando ciascuno di noi in “designer” del proprio relax.

Mi è personalmente capitato di stenderla a terra, di appiattirla completamente a mò di matterasso e di schiacciarci qualche pisolino pomeridiano parafrasando Baglioni

…nei pomeriggi appena freschi che ti viene sonno…, oppure giocarci con mio figlio che la usa come scivolo o zona di atterraggio nei suoi saltini. Qui emerge il suo aspetto ludico perché credetemi, il fatto di poter personalizzare il suo uso è un bellissimo gioco.

Nel 1970 conquista il Compasso d’Oro, due anni dopo viene esposta al MoMa di New York e oggi fa parte di numerose collezioni permanenti d’arte contemporanea o applicata (dal Musée des Arts Décoratifs di Parigi, al Victoria & Albert Museum di Londra al Triennale Design Museum di Milano).

E’ intramontabile, e Zanotta è unica nel rinnovarla periodicamente, oggi con due versioni (Medium e Small) tutte nuove con ampia scelta di tonalità e di tessuti.

La poltrona Sacco è un best-seller di tutti i tempi, ha introdotto un nuovo modo di concepire l’oggetto d’arredo, in aperta rottura con la tradizione italiana che nel salotto vedeva la stanza perfetta, d’immagine da aprire per le grandi occasioni, mentre la poltrona Sacco, invece, si può (e si deve) stropicciare per trasformarla in ergonomica seduta.

Una chicca: i tre designers all’inizio suggerirono di chiamarla Scroto che dal greco significa contenitore, Aurelio Zanotta evidentemente pensò bene di chiamarla “Sacco”.

Meglio così…:-)

 

Credits:

Servizio Fotografico: Mauro Corti freelance presso Arketape Studio.

 

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